L’inno vespertino “Audi benigne Conditor”

audi-benigne-conditorIn questo inno la preghiera della Chiesa assume con tenerissima misericordia l’aspirazione profonda di ogni figlio di Adamo, elevandola a Dio per mezzo della Fede.

Audi benigne Conditor. Il canto scaturisce dal ricordo di Colui che fece l’uomo, prima che il male e la morte entrassero nel mondo attraverso il peccato dei progenitori. Il Signore piissimo è immensamente ed eternamente fedele alla creatura che fece a Sua immagine e, sebbene essa gli abbia voltato le spalle, Egli non abbandona mai l’opera delle Sue mani.

Scrutator Alme cordium. Lo sguardo di Dio accompagna ogni uomo avvolgendolo e penetrandolo fino alle oscure profondità del suo cuore. Sappiamo che proprio dal cuore ha origine ogni sorta di male che rende l’uomo impuro. Ma il Signore santissimo, pur avendo perfetta contezza di tale impurità, nella sua divina ed ineffabile condiscendenza, nel cuore dell’uomo si fa trovare, infinitamente vicino.

 Audi nostras preces cum fletibus. Un cuore compunto, un cuore ciòe che si fa sensibile alla Misericordia che gli è prossima, a propria volta non rifugge più da se stesso. Trova la forza di vedersi nella verità e nella carità con cui Dio lo vede. Il pianto scaturisce in esso, semplice ed umile come acqua che esce dalla roccia di una sorgente: è come se trasportasse la preghiera più autentica, in cui si trovano tanto il pentimento quanto la confidenza.

Ad Te reversis exhibe remissionis gratiam. Ed ecco la grande ed audace domanda di tale preghiera. Ecco il profondo desiderio che ogni anima non può dimenticare: che la giusta sentenza ad essa ostile sia tolta di mezzo, riavere l’amicizia di Dio; di più, vivere nella Sua casa, poterlo chiamare Padre. Se queste aspirazioni in senso stretto sono proprie dei catecumeni, è sommamente salutare che anche i battezzati, pur realmente figli di Dio, le mantengano vive nei loro cuori: pro hac orabit ad Te omnis sanctus in tempore opportuno, dice il salmista. E’ molto appropriato riconoscere nella Quaresima questo tempo opportuno, un tempo di particolare grazia in cui tutti i cristiani sono chiamati al rinnovamento interiore e alla penitenza.

Sic corpus extra conteri dona per abstinentiam; ieiunet ut mens sobria a labe prorsus criminum. Infine il canto dell’inno, con mirabile continuità, prega affinché il corpo e l’anima siano una cosa sola nella penitenza quaresimale. Questi versi, che splendono di Fede, vedono nel corpo del cristiano il tempio che Dio si è scelto, la sede di quel cuore che Egli ha voluto amare, il trono della Sua gloria. Il fedele che faccia propria la luce di questo sguardo vivrà pieno di una gioia particolare ogni ora della santa Quaresima: la gioia di sentire particolarmente vicina a se la Pietà di Dio, e di avere una speciale opportunità per poterlo glorificare anche nella semplice concretezza delle opere di penitenza e misericordia corporali.

Il testo in latino ed in italiano:

Audi, benigne Conditor,

nostras preces cum fletibus,

sacrata in abstinentia

fusas quadragenaria.

 

Scrutator Alme cordium,

infirma tu scis virium

ad Te reversis exhibe

remissionis gratiam.

 

Multum quidem peccavimus,

sed parce confitentibus;

tuique laude nominis

confer medelam languidis.

 

Sic corpus extra conteri

dona per abstinentiam;

ieiunet ut mens sobria

a labe prorsus criminum.

 

Praesta, beata Trinitas,

concede, simplex Unitas,

ut fructuosa sint tuis

haec parcitatis munera.

Ascolta, o benigno Creatore,

le nostre preghiere e le lacrime,

nella sacra astinenza

della Quaresima effuse.

 

O Santo che scruti il segreto dei cuori,

Tu conosci l’infermità delle loro forze;

mostra a coloro che a te si rivolgono

la grazia del perdono.

 

Invero abbiamo molto peccato,

ma risparmia chi in te confida;

a lode del tuo nome

apporta rimedio a chi è senza forza.

 

Donaci che il corpo sia macerato

da fuori attraverso l’astinenza;

Digiuni così come pura la mente

si astiene affatto dalla caduta della colpa.

 

Presta, o beata Trinità

concedi, semplice Unità,

che ai tuoi siano fruttuosi

tali benefici di parcità.